LA FOTOGRAFIA DIGITALE
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La popolarità delle fotocamere digitali è in rapida ascesa e non è difficile intuirne i motivi. Non ci sono pellicole da caricare e spariscono le lunghe attese per lo sviluppo. Puoi verificare il risultato subito dopo lo scatto e, se non ti piace, ripeterlo immediatamente. Il risultato finale potrà può essere trasferito sul PC per una rapida manipolazione.

C'è solo un neo, in tutto questo: il costo elevato. Questo però non significa che la spesa iniziale non venga ammortizzata sul lungo termine.

Nella fotografia tradizionale la pellicola deve essere prima acquistata, poi impressionata e infine sviluppata presso un laboratorio; poi dovrai comprarne un'altra, impressionarla e così via.

Con una fotocamera digitale, dopo aver scaricato le immagini sul PC, potrai svuotare la memoria e ricominciare, senza alcuna spesa. E' anche vero, tuttavia, che per stampare su carta le foto scattate, tramite una stampante a getto d'inchiostro si spende di più rispetto al costo dello sviluppo tradizionale.

Riflettiamo un attimo, però: in realtà, di un'intera pellicola sviluppata, quante sono le foto che realmente ti piacciono e che custodirai gelosamente? Probabilmente una piccolissima percentuale. Allo stesso modo, stamperai solo quelle foto che davvero ritieni espressive, risparmiando cosi denaro.

Se poi preferisci vedere le foto delle tue vacanze sullo schermo di un computer, allora il costo sarà nullo.

Una limitazione delle fotocamere digitali è la risoluzione. Maggiore è il numero di "megapixel", più grandi potranno essere le stampe realizzabili senza avere immagini sgranate. Dovrai, inoltre, scegliere attentamente la dimensione dell'immagine in fase di scatto per bilanciare il livello di dettaglio con il numero di fotografie che la scheda di memoria può contenere. In quest'articolo esamineremo i principi di base della fotografia digitale.

CANON Reflex EOS 30 i (fotocamera tradizionale)
FUJIFILM S602 Zoom (fotocamera digitale)
La nuova terminologia

CCD

Charge Coupied Device: si tratta del componente che in una fotocamera digitale reagisce alla Luce. I dati dell'immagine sono trasferiti al chip di memoria dopo ogni scatto.

FUOCO

Deve essere regolato ogni volta che si modifica la distanza tra l'obiettivo e il CCD o la pellicola. Le fotocamere digitali più economiche spesso sono dotate dì fuoco fisso, ma le immagini non risultano del tutto perfette. La maggior parte offre l'autofocus: un sensore determina la distanza dal soggetto e un motore sposta opportunamente le lenti. I prodotti professionali dispongono anche di una messa a fuoco manuale.

APERTURA DEL DIAFRAMMA

Indica la dimensione del foro attraverso il quale passa la luce; essa determina la profondità di campo.

Un'ampia apertura fornisce una ridotta profondità di campo; questo significa che solo gli oggetti relativamente vicini saranno a fuoco. Restringendo, invece, l'apertura, la profondità di campo aumenta, in maniera tale che anche gli oggetti più distanti, appariranno a fuoco. La maggior parte delle fotocamere digitali ha una piccola apertura fissa; i modelli più costosi consentono invece il controllo del diaframma.

VELOCITA' DI OTTURAZIONE

Premendo il pulsante di scatto, un dispositivo (detto otturatore), posto dietro l'obiettivo si apre e si chiude per consentire il passaggio della luce. Alle alte velocità d'otturazione passa meno luce, ma si riescono a fissare anche immagini in rapido movimento.

ESPOSIZIONE

Indica la quantità di luce che impressionerà il CCD o la pellicola.

Si tratta di un valore determinato dalla combinazione dell'apertura del diaframma e dalla velocità d'otturazione: i soggetti più scuri hanno bisogno di un'esposizione maggiore. E' utile fare più scatti con diversi valori d'esposizione, per evitare brutte sorprese.

SENSIBILITA' DELLA PELLICOLA.

Le pellicole sono prodotte per reagire in maniera diversa alla luce. Le pellicole più sensibili permettono tempi d'otturazione brevi per "congelare" un'immagine, mentre quelle meno sensibili catturano un maggior livello di dettaglio. La sensibilità è determinata dai numeri ISO (o ASA): di solito 100, 200 o 400. Alcune fotocamere digitali consentono il settaggio virtuale della sensibilità.

MINOLTADimage7Hi (5.0 Megapixel)
NIKON Coolpix5700
IL SENSORE E LA PELLICOLA

II CCD è il sensore che sostituisce la pellicola nelle fotocamere digitali. Si tratta di un chip originariamente sviluppato da Honeywell sulla cui superficie è presente un fitto strato di elementi fotosensibili a diverse intensità della luce. Poiché gli elementi non sono sensibili alla lunghezza d'onda della luce che li colpisce, e quindi non possono recepire il colore, viene applicato su di essi un reticolo colorato che filtra su diversi elementi fotosensibili vicini le componenti rossa, verde e blu, per ottenere tutti i colori dello spettro.

Sopra al reticolo colorato, che presenta una diversa distribuzione dei colori con un maggiore numero di filtri verdi proprio perché l'occhio umano è più sensibile alla lunghezza d'onda di questo colore, vengono applicate delle microlenti che hanno il compito di concentrare la luce su ogni singolo elemento, evitando che essa vada dispersa negli interstizi del reticolo.

Il CCD colpito dalla luce è in grado di convenirla in elettroni ovvero in un segnale elettrico analogico. Tale segnale viene utilizzato senza ulteriori passaggi dalle videocamere tradizionali, poiché perfettamente adatto ad un sistema di registrazione analogica, quale per esempio il Video Home System (VHS) di JVC o il Video8 di Sony. Il segnale analogico che viene prodotto dal CCD, all'interno dei moderni sistemi digitali, subisce invece una conversione in forma binaria, adatta per un organizzazione in file dei dati e per l'elaborazione tramite strumenti informatici.

La presenza di un maggiore o minore numero di elementi fotosensibili influenza direttamente la risoluzione finale dell'immagine catturata, ma questo non è l'unico parametro a influenzare la qualità dei risultati

che è possibile ottenere. A seconda del tipo di utilizzo che ne viene fatto, il CCD presenterà elementi fotosensibili diversi per forma e per disposizione oltre ai filtri applicati e altro ancora. Nel caso del video analogico, per esempio, gli elementi assumono una forma rettangolare, mentre per utilizzi digitali la forma più diffusa è quadrata. Esistono anche altri tipi di disposizione e forma dei sensori che tendono generalmente a concentrare un maggior numero di elementi sensibili in un minore spazio, come nel caso degli elementi ottagonali disposti a nido d'ape nel SuperCCD di Fuji-film. Esistono però anche configurazioni di sensori dedicati a un singolo solo canale colore, come nel caso delle videocamere a 3 CCD. Questa soluzione non apporta vantaggi alla ripresa fotografica bensì nella ripresa video e sarà trattata nel dettaglio nella sezione dedicata alle videocamere digitali.

Più interessante nell'ambito della fotoripresa sono invece le differenze esistenti fra CCD e pellicola. In prima istanza notiamo la differenza tra i parametri con cui viene definita un'immagine. Nel caso della fotocamera digitale, per esempio, non si parla mai di dimensione bensì di risoluzione.

La risoluzione dipende direttamente dal numero di elementi fotosensibili presente sulla superficie di un CCD. Nel caso del sensore utilizzato dalla fotocamera professionale Kodak DCS 760, per esempio, la presenza di 3032 elementi sull'asse orizzontale e di 2008 su quello verticale porterà a una risoluzione effettiva di 6 megapixel (ovvero 6 milioni di punti).

Il sistema proposto da Kodak rappresenta una soluzione orientata ai professionisti della fotografia anche se da qualche tempo il divario che da sempre è esistito tra i sensori per macchine professionali e quelli per il mercato consumer, si sta notevolmente riducendo.

Al di là degli indubbi vantaggi dovuti alla presenza di una risoluzione "megapixel" nella maggior parte delle fotocamere digitali, bisogna tener conto del fatto che i sensori CCD si differenziano tra di loro anche per sensibilità, rapporto segnale-rumore e gamma dinamica.

L'aumento della risoluzione non sempre permette di preservare tutte le caratteristiche qualitative di un CCD, poiché riducendo la dimensione degli elementi fotosensibili sarà anche minore, a parità di dimensioni, la quantità di luce che li colpirà. Un equilibrio ottimale tra tutti i parametri qualitativi comporta quindi considerazioni sulla grandezza del sensore, sul tipo di obiettivo utilizzato e sulla velocità del processore nella gestione di ingenti quantità di dati. Risulta quindi quanto mai azzardato operare distinzioni semplicemente sulla base della risoluzione.

Elementi ottagonali disposti a nido d'ape nel SuperCCD di Fuji-film.
Kodak DCS 760 (risoluzione effettiva di 6.0 megapixel)

Restando nell'ambito dei parametri più importanti di il sensore CCD, una volta definito il valore relativo della risoluzione, essi comprendono:

luminosità:

indica la sensibilità alla luce, parametro che influisce molto sulla conformazione dell'obiettivo e sulla possibilità di utilizzare la fotocamera in condizioni di illuminazione insufficiente;

rapporto segnale-rumore:

è la differenza esistente fra l'immagine che passa attraverso l'obiettivo e i disturbi inevitabilmente prodotti dal CCD, che provocano una minore resa qualitativa (in questo caso maggiore sarà il rapporto segnale rumore migliore sarà la resa del sensore CCD);

gamma dinamica:

si intende l'estensione delle tonalità, dei colori e della luminosità, ovvero la differenza esistente fra il segnale più debole e quello più forte.

Oltre che per i parametri che ne definiscono le diverse tipologie, CCD e pellicole differiscono anche per la sensibilità allo spettro della luce, per la velocità con cui possono catturare le immagini, influenzata nel caso dei sistemi digitali in massima parte dalla componente di processo delle informazioni, e per il comportamento rispetto a conformazioni particolari delle immagini. E' noto infatti che i sensori CCD tendono a produrre un notevole rumore nel caso di sorgenti di luce puntiforme ed inoltre risultano particolarmente sensibili alla luce infrarossa. Tutte queste caratteristiche portano a correzioni operate sia sul piano del dispositivo fisico, tramite filtri e soluzioni d'altro tipo ma anche nelle fasi successive.

Nonostante le grandi differenze esistenti tra sensori e pellicole i produttori di fotocamere digitali adottano spesso metodi di misurazione simili, come nel caso della sensibilità alla luce, regolabile sulla base dello standard ISO delle pellicole fotografiche.

Il sensore CCD non è comunque l'unico tipo di sensore esistente. In un recente passato ha fatto una fugace apparizione anche la tecnologia CMOS (Complementary Metal Oxyde Semiconductor). Oggi sembra che numerosi produttori stiano cercando di migliorare questa tecnologia per riproporla sul mercato come una soluzione a basso costo e dal consumo energetico ridotto. Al momento in Giappone è disponibile una fotocamera digitale usa e getta prodotta da Sanyo e Pentax che sfrutta proprio un economico sensore CMOS.

Un altro esempio di utilizzo del CMOS è la macchina fotografica semiprofessionale di Canon, la EOS D30.

Reflex autofocus a ottica intercambiabile, la D30 presenta un CMOS da 3,25 milioni di pixel che permette uno scatto continuo fino a circa 3 fotogrammi al secondo per circa 8 fotogrammi consecutivi.

CANON EOS D30 (CMOS da 3,25 milioni di pixel)
SCHEDA DI MEMORIA

Le schede di memoria costituiscono il supporto su cui risiedono i dati in attesa di essere trasferiti su altri supporti di memorizzazione.

Pur essendo funzionalmente paragonabili alla pellicola sviluppata, in quanto supporto fisico delle immagmi riprese attraverso CCD e quindi elaborate digitalmente dal processore della fotocamera, le schede di memoria non rappresentano una sede definitiva per i dati, poiché ciò comporterebbe un costo eccessivo, precludendo vantaggi più evidenti della tecnologia digitale.

Se si escludono le fotocamere Sony Mavica CD e FD che dispongono anche di supporti di memorizzazione più tradizionali, quali i CD-R e CD-RW o i floppy disk da 3,5", tutte le fotocamere digitali utilizzano come dispositivi di Storage memorie allo stato solido non volatili, conosciute con il nome di Compact Flash, Smart Media, Multi Media Card / Secure Digital o Memory Stick. Ognuna di queste tecnologie presenta particolarità proprie e ricopre funzioni più o meno sovrapponibili.

Anche la compatibilita con i sistemi esistenti varia da uno standard all'altro, costituendo un elemento di valutazioneda tenere in dovuto conto nel caso si intenda ottenere dalla propria fotocamera il massimo dell'interoperabilità con sistemi di elaborazione dell'immagine e della stampa.

Esistono infatti adattatori per collegare direttamente le schede di memoria estratte da una fotocameraa un computer, oppure stampanti che sono in grado di leggerle senza l'intermediazione del PC e di stampare le fotografie nel modo più semplice ed immediato.

Tutte le schede di memoria contengono memorie flash, particolari chip EEPROM, utilizzate anche in altri ambiti come nel BIOS dei PC e nelle memorie per console da videogiochi. Tali supporti allo stato solido sono caratterizzati dalla permanenza delle informazioni al loro interno anche in assenza di alimentazione.

Le memorie flash hanno prestazioni diverse in lettura e scrittura. Risultano infatti molto più veloci nel caso vogliamo prelevare i dati memorizzati sulla scheda che li ha registrati. Inoltre all'aumentare della capacità della scheda le operazioni di lettura e scrittura diventano più lente.

I motivi che portano i costruttori a ricorrere a questi particolari tipi di memoria sono in massima parte legati alla loro compattezza, leggerezza e assenza di parti mobili, che comporta un minor consumo energetico rispetto a dispositivi quali hard disk, nastri, dispositivi ottici e oltre a una maggiore resistenza agli urti.

Le più diffuse schede di memoria flash sono le cosiddette Compaci Flash, sviluppate da Sandisk nel 1994, compatibili con gli standard PCMCIA e disponibili in due tipologie, Type I e Type II, che richiedono slot diversi in grado di alloggiarle. In questo caso uno slot Type I non potrà alloggiare schede Type II, mentre è pur sempre vero il contrario. Le Compact Flash dispongono inoltre di un controller interno che permette di incrementarne la velocità, ma assumono dimensioni considerevoli rispetto a tutte le altre schede flash.

Le schede di tipo Smart Media, sviluppate originariamente da Toshiba (1995), hanno invece dimensioni molto più contenute, soprattutto in spessore (0,2 mm) ma presentano una struttura meno solida che richiede una attenzione maggiore nella conservazione e manipolazione. A differenza delle Compact Flash non presentano un controller integrato e la loro struttura è più semplice. Anche le schede Smart Media aderiscono agli standard PCM-CIA. Entrambe le schede, sia le Compact Flash sia le Smart Media possono essere utilizzate con una grande varietà di dispositivi e sono facilmente collegabili tramite appositi lettori ai PC desktop.

Soluzioni proprietarie quali le Memory Stick di Sony presentano caratteristiche analoghe. Sono ampiamente supportate dall'industria dell'intrattenimento poiché sono state sviluppate nel rispetto dell'iniziativa SDMI per la protezione dei copyright, così come le schede Secure Digital. Anche se questo può sembrare poco influente per un utilizzo nelle fotocamere, questa caratteristica costituisce un elemento importante nell'ambito delle strategie dell'industria discografica per la distribuzione della musica tramite Internet. Le Memory Stick trovano un ambito di utilizzo privilegiato in tutte le applicazioni multimediali quali lettori MP3, fotocamere, videocamere e molto altro ancora. Sono disponibili anche alcuni notebook (oltre ai modelli Sony) che integrano un lettore di Memory Stick o SD.

Le schede di tipo Secure Digital costituiscono un'evoluzione delle schede Multi Media Card nei termini di una maggiore attenzione alle leggi sul copyright; anch'esse quindi rispettano l'iniziativa SDMI volta a permettere l'ascolto della musica solo se questa risulta regolarmente acquistata. Sia le schede MMC che le schede SD sono caratterizzate da dimensioni molto contenute, ma nonostante questo raggiungono capacità elevatissime.

Un vantaggio degli slot Compact Flash II, ineguagliabile da altri standard, è la possibilità di utilizzare microdrive di elevata capacità (anche 1 GB), al posto delle classiche memorie flash. Il costo elevato di tali soluzioni e il consumo energetico che comportano, fanno però di tale possibilità una scelta riservata a un più ristretto ambito di utilizzo.

SCHERMO LCD

Anche se non è necessariamente presente in tutte le fotocamere, lo schermo LCD rappresenta uno strumento quasi indispensabile per poter sfruttare appieno tutti i vantaggi offerti dalla fotografia digitale.

Questo strumento permette, infatti, non solo di ottenere un'inquadratura perfetta nelle macchine non reflex, ma anche di gestire più agevolmente le funzioni complesse di una fotocamera digitale, in primo luogo la scheda di memoria. Risulta, infatti molto utile, a meno di non disporre di consistenti quantità di memoria, poter eliminare le foto meno riuscite per fare posto a nuovi scatti.

Le ridotte dimensioni degli schermi disponibili sulle fotocamere non offrono però visualizzazioni strabilianti e non è quindi sulle caratteristiche tecnologiche degli schermi in sé che concentreremo la nostra attenzione, se non per sottolineare alcune peculiarità dei cristalli liquidi.

I display LCD utilizzati nelle fotocamere digitali sono generalmente a matrice attiva di tipo TFT. Gli schermi TFT o Thin Film Transistor, si differenziano dalle altre tecnologia a cristalli liquidi per l'impiego di una sottile pellicola di elementi eccitatori, invisibile all'occhio umano, in grado di attivare singole porzioni dello strato di cristalli liquidi racchiuso fra due lastre, comune a tutti gli schermi LCD. Grazie a questa tecnologia è possibile ottenere una gamma più ampia di colori e una risoluzione più elevata. Poiché i cristalli liquidi non producono però luce ma deviano soltanto quella che li colpisce, la presenza dello strato attivatore, nonché di una griglia per aumentare il contrasto, rende gli schermi TFT dei display poco luminosi. L'illuminazione ambientale, di solito, non si rivela sufficiente ma è necessario ricorrere a una sorgente di luce posizionata sotto al pannello per visualizzare lo schermo.

Questo sistema, sebbene consenta di ottenere una migliore definizione e gamma di colori, implica però anche un maggiore consumo in termini di energia, elemento che non va mai sottovalutato quando si è in presenza di dispositivi portatili come le fotocamere digitali. Questo è il motivo per cui lo schermo LCD viene il più possibile limitato nell'uso, delegando le funzioni di puntamento più comuni al mirino ottico. La presenza dello schermo LCD permette, però, di ottenere inquadrature difficilmente realizzabili con altri sistemi, soprattutto quando il monitor è svincolato dal corpo della macchina, in modo che possa essere orientato per favorire il più possibile la visualizzazione da parte dell'utilizzatore. La stessa filosofia costruttiva ispira le fotocamere che permettono di ruotare l'obiettivo di oltre 270 gradi come, per esempio, la Coolpix 995 di Nikon.

NIKON Coolpix995
La risoluzione

Per utilizzare le proprie foto solo su schermo, senza che vi sia mai la necessità di stamparle, anche una fotocamera di risoluzione molto bassa, ovvero 640x480 pixel, la risoluzione VGA, può fare al caso vostro. Se però prevedete di stampare le foto è altamente consigliabile passare a risoluzioni megapixel. Per chi intende far uso dello zoom e vuole realizzare stampe oltre i normali formati fotografici, allora è consigliabile utilizzare risoluzioni di 2 o più megapixel.

La risoluzione non è un parametro così facile da desumere come sembrerebbe. Infatti essa viene notevolmente influenzata dalla presenza di una modalità interpolata, utilizzata nelle fotocamere più economiche per ottenere una risoluzione superiore, e dalla compressione dei file. Per raggiungere la risoluzione massima possibile va posta quindi grande attenzione alla risoluzione non interpolata e alla possibilità di registrare effettivamente il maggior numero di informazioni possibile, per esempio in formato TIFF.

La memoria

La maggior parte delle fotocamere utilizza memorie rimovibili di vari formati. Questa opzione non solo permette di sostituire le schede per ottenere così più spazio per le foto, ma anche di trasferirle al PC in modo più veloce mediante comodi lettori esterni. Nello scegliere il tipo di standard, risulta utile quindi soffermarsi sulla disponibilità di accessori ad esso collegati.

Anche se è uso comune definire la capacità di memoria in base alle foto registrabili, tale parametro risulta aleatorio nel confronto fra fotocamere di marche diverse, poiché può essere grandemente influenzato dalla qualità finale delle foto. Immagini molto compresse, a parità di risoluzione, occuperanno infatti meno spazio, ma nel contempo risulteranno anche di minore qualità.

Monitor LCD

Come precedentemente evidenziato, il monitor LCD costituisce un elemento molto utile per gestire la memoria della fotocamera, per visualizzare le immagini contenute e per eliminare quelle, magari, mal riuscite ma anche per inquadrare con precisione i soggetti, anche se a volte il monitor LCD è l'unica possibilità di puntamento. In assenza di un mirino di tipo ottico, infatti, si possono presentare problemi di stabilità, poiché non potendo avvicinare la fotocamera all'occhio manca un importante punto d'appoggio, e di consumo energetico. La presenza di uno schermo LCD inoltre influisce in modo consistente sul costo e sul peso della fotocamera. Non va inoltre sottovalutato che anche la durata delle batterie è ridotta se lo schermo rimane sempre acceso: è consigliabile pertanto ricordarsi di spegnerlo non appena scattata la foto.

RICOH RDC-7 offre un dispay a cristalli liquidi da ben 3,5 pollici
Dorso digitale CANON 1 DS
IL FLASH

A differenza delle fotocamere a pellicola, quelle digitali possono molto spesso scattare foto in condizioni di illuminazione proibitive. Ciò è dovuto a una maggiore flessibilità del sensore CCD. Nonostante questa caratteristica, il flash si rivela uno strumento molto utile per fotografare sia in condizioni di scarsa illuminazione che all'aperto.

Nelle fotocamere munite di flash è consigliabile verificare la possibilità di escluderlo o di utilizzarlo in modalità non automatica (fili-in), mentre solo alcune di esse consentono di aumentarne o diminuirne l'intensità. Utile per ridurre un effetto indesiderato molto frequente, è la modalità anti occhi rossi. Infine in macchine di livello elevato sono presenti anche altre modalità (slow-sync per esempio) oltre alla possibilità di collegare un flash esterno. L'attacco è normalmente standard, lo stesso utilizzato nelle reflex a pellicola, ma un controllo sulla compatibilita è comunque necessario prima di un qualsiasi acquisto.

Generalmente, solo i modelli al vertice della categoria dispongono di una connessione per unità flash esteme.

Questo è un peccato, visto che anche nei modelli migliori, i flash integrati hanno un raggio d'azione limitato solo a qualche metro. Provate a confrontarli con il Vivitar 285HV raffigurato a destra: a 100 ISO e FI .4 ha un raggio d'azione decisamente esteso, pari a 26 metri.

Esistono poi altri vantaggi derivanti dall'uso di un flash esterno. Il primo è che prolungano la durata della batteria all'interno della fotocamera, permettendovi di fotografare più a lungo.

Il secondo è che dispongono di batterie particolarmente capaci che sono in grado di ricaricarsi più velocemente tra uno scatto e l'altro. Infine, il terzo è che non causano il fastidioso effetto occhi rossi (tipico degli scatti in cui si fa uso del flash integrato) essendo a una certa distanza dall'obiettivo della fotocamera.

Inoltre, diverse unità dispongono di testa inclinabile, che consente di puntare il flash verso il soffitto per scatti di interni. La luce riflette in basso sui soggetti, producendo un'illuminazione diffusa ed eliminando le ombre nette tipiche delle foto realizzate con questo strumento.

Molti tra i modelli migliori dispongono anche di accessori propri come i filtri colorati, utili per effetti speciali, o diffusori che possono ammorbidire le ombre, molto utili per fotografie ravvicinate.

Alcuni, come il Metz 45 CL-4, possono anche includere accessori quali custodie semi rigide o riflettori.

Slave Flash Se la vostra fotocamera non supporta la connessione flash Hot Shoe o l'attacco x-sync per il flash, è comunque possibile godere dei benefici di un'unità estema. Il modello Metz 34 CS-2 Digital dispone di un sensore luminoso di tipo Slave-cell, che attiva il dispositivo esterno quando viene rilevata la luce del flash integrato nella fotocamera, il C S-2 può essere agganciato attraverso l'attacco a vite per treppiedi, impiegando un braccio speciale o utilizzandolo su un treppiedi per l'illuminazione in studio.

Se capite il significato degli F-Stop e avete un buon controllo della profondità di campo, preparatevi per la sfida definitiva: la guida ai valori di riferimento del flash.

Praticamente, tali valori servono a calcolare l'esposizione del flash.

Quando li trovate riportati nel manuale del flash, sono relativi ad una impostazione ISO (di solito ISO 100), ma a una specifica distanza focate (solitamente di 50mm), poiché questo è l'obiettivo standard di un modello reflex 35mm.

Poter capire il significato di questi valori correlati alla lunghezza focale con una fotocamera digitale necessita di un fattore di conversione per poter avere la lunghezza focale equivalente a quella di una macchina 35 mm. Per farlo, dovete conoscere la lunghezza in millimetri della diagonale del sensore CCD impiegato sul vostro modello.

Sfortunatamente, diversi produttori includono tra i dati tecnici solo l'area della superficie del CCD in pollici quadrati. Perciò, il modo più semplice per conoscere la dimensione esatta della diagonale è quello di consultare un operatore dell'assistenza tecnica del vostro modello, a meno che non siate degli esperti matematici.

Una volta acquisito questo valore, la formula del fattore di conversione è la seguente:

dimensione della diagonale : 50 = fattore di conversione

Per poter calcolare la lunghezza focale equivalente a un obiettivo da 35 mm sul vostro modello, usate questa formula:

lunghezza focale attuale : fattore di conversione = lunghezza

focale equivalente

Per convenire il valore di riferimento per un 35 mm in modo da poterlo confrontare con la lunghezza focale dell'obiettivo nella vostra fotocamera digitale, moltiplicatelo per il fattore di conversione.

Attraverso il risultato, potrete calcolare le impostazioni per l'apertura necessario al vostro flash esterno. Usate la seguente formula:

valore di riferimento : distanza del flash dal soggetto = apertura corretta.

Vivitar 285HV
Metz 45 CL-4
Metz 34 CS-2
L'obiettivo

La lunghezza focale di un obiettivo determina la visuale da cui verrà ripreso il soggetto. La sua diminuzione genera una vista grandangolare, ovvero una riduzione delle dimensioni del soggetto e una ripresa di un angolo più ampio di visuale.

All'aumentare della lunghezza focale, invece, si ottiene un effetto di avvicinamento al soggetto, e il restringimento dell'angolo di visuale. Benché questo non si discosti minimamente da ciò che avviene nella fotografia a pellicola, la grande varietà di dimensioni dei sensori installati nelle fotocamere rende difficile paragonare la lunghezza focale di un obiettivo per 35mm a quella di un obiettivo per macchine digitali.

Per questo motivo viene spesso utilizzato un numero di equivalenza che indica il valore della focale se questa fosse applicata a una pellicola 35mm. Gli obiettivi a focale fissa a volte possono utilizzare moltiplicatori di focale che cambiano la focale se aggiunti all'obiettivo.

Molte fotocamere presentano uno zoom, ovvero un obiettivo che permette di passare in maniera continua da una focale grandangolare a una teleobiettivo. È importante verificare, in questo caso, che lo zoom sia ottico e non digitale, poiché lo zoom digitale implica una diminuzione della definizione dell'immagine. Per esempio, una fotocamera che ha un ingrandimento l0x ottico e 3x digitale, è decisamente migliore di una 6x ottico e 5x digitale.

Il risultato sulla carta è il medesimo (30x), ma la resa qualitativa dello scatto finale, soprattutto se sarà necessario eseguire degli ingrandimenti, è molto differente.

Esistono obiettivi più luminosi e meno luminosi, ma anche in questo caso le interazioni possibili con il tipo e le dimensioni del CCD rendono troppo complesso un paragone fra le varie macchine. Più utile, invece, verificare la possibilità di gestire manualmente, o in maniera semi-automatica, parametri quali l'apertura del diaframma e il tempo di apertura dell'otturatore. Le possibilità offerte da queste regolazioni in fase di ripresa sono infatti di grande importanza per un controllo ottimale dello scatto.

Batterie

II consumo delle fotocamere può essere molto elevato.

E' utile quindi premunirsi prestando la dovuta attenzione al tipo di batterie da utilizzare e a quanta autonomia forniscano.

In generale, per un utilizzo intenso è consigliabile poter disporre di batterie standard in formato stilo o ministilo, poiché queste in caso di necessità sono più facilmente sostituibili ed esistono anche nel formato ricaricabile (sia NiCd che NiMH). Controllare, inoltre, che l'alimentatore fornito in dotazione sia in grado di alimentare la macchina fotografica anche senza batterie e non serva unicamente per la loro ricarica.

Questa funzionalità può rivelarsi utile quando si collega la fotocamere al televisore per vedere gli scatti eseguiti.

Caricabatterie di Kodak
Connessione al computer

Mentre è ormai universamente accettato il collegamento USB, alcuni produttori stanno cercando modalità più semplici per il trasferimento delle foto al PC.

Alcuni modelli vengono, per esempio, dotati di basi d'appoggio, sempre connesse al PC tramite porta USB, che permettono di effettuare l'invio dei dati con la pressione di un singolo tasto una volta innestata la fotocamera.

In ogni caso se si dispone di una scheda di memoria rimovibile all'interno della fotocamera, il tipo di collegamento rappresenterà un particolare meno determinante, sempre che si preveda l'acquisto di un lettore di schede da collegare al computer.

Altri parametri

Oltre ai parametri fin qui descritti, esistono anche opzioni meno utilizzate ma non per questo meno utili, come la possibilità di scattare fotografie a intervalli di tempo, di correggerle direttamente dalla fotocamera o addirittura di stamparle. Ogni opzione aggiuntiva merita di essere valutata attentamente per la sua reale utilità, poiché può incidere anche sensibilmente sul costo. Se la fotografia a intervalli di tempo non comporterà per il costruttore altro che un aggiornamento del software e un naturale progresso tecnologico dell'hardware, la possibilità di stampare direttamente le fotografie richiederà, invece, presenza di una stampante all'interno della fotocamera digitale, un dettaglio in grado di aumentarne considerevolmente il costo di produzione.

La base d'appoggio (cradle) di Kodak
Fotocamera SiPix SCP-1000 con stampante
Glossario terminologia
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Argomenti attinenti ed approfondimenti

Di seguito verranno affrontati argomenti specifici riguardanti il mondo della fotografia digitale e convenzionale