ARTICOLO

DIDATTICO

La costruzione di protesi scheletrata
ARTICOLO

DIDATTICO

di Pierluca Rosini
Introduzione

La protesi scheletrica è considerata da molti addetti al settore una tipologia protesica di ripiego dato il costo relativamente contenuto che questa richiede.

Considerata una protesi "sociale", la protesi scheletrica con ganci, è stata screditata da sempre a beneficio di metodologie cosiddette più avanzate come il fresaggio o la conometria.

Senza nulla togliere a le suddette metodologie, secondo me, anche la protesi scheletrica con ganci può essere considerata uno strumento di precisione ottimale, a condizione che si rispettino alcune regole fondamentali.

Cercherò di spiegare, nella maniera più semplice possibile, i concetti di base che queste regole di base dettano.

Pierluca Rosini

Titolare di laboratorio dal 1991 si specializza nella costruzione di protesi scheletrata seguendo corsi di aggiornamento con i migliori tecnici del settore. Fra i suoi maestri ricorda con piacere Mario Piertattini, che lo ha indirizzato e guidato nel mondo del fresaggio, e il suo Professore Luciano Trevigne.

PROGETTAZIONE

Conoscere esattamente corretta metodologia di progettazione di uno scheletrato significa anche valutare il suo comportamento in bocca e quindi la resistenza al lavoro sia dei denti pilastro che del tessuto mucoso e le loro possibili reazioni. E' necessario dunque saper leggere il modello per poter adottare di volta in volta un giusto sistema di ancoraggio, valutare la locazione di barre ed appoggi, creando un dispositivo armonico corrispondente alle esigenze estetiche ma soprattutto funzionali-individuali del paziente che farà uso del dispositivo medico.

PARALLELOMETRIA

L'esame al parallelometro del modello nel caso di protesi scheletriche è un'indagine indispensabile al fine di stabilire i mezzi di ritenzione, la loro ubicazione in rapporto alla funzione che essi dovranno avere.

Ogni modello presenterà particolari caratteristiche in base al tipo e numero di pilastri ed al rapporto che questi avranno con il piano di occlusione ed all'inclinazione che assumeranno rispetto al loro asse longitudinale.

Ogni dente, dunque, presenterà anche un massimo punto di diametro detto appunto "equatore" che potrà variare insieme alle caratteristiche sopra descritte.

Dovremo quindi stabilite innanzitutto il tragitto di inserzione che corrisponderà alla media delle direzioni degli assi longitudinali dei denti.

Nel caso in cui si debbano utilizzare due soli denti si immaginerà di prolungare, con 2 rette, l'asse maggiore di questi denti fino a che si incontrano formando un angolo. La bisettrice di questo angolo rappresenta l'asse di inserzione. (fig.1)

Fig. 1 - La bisetttrice B determina il "Tragitto di inserzione"
Fig. 2 - L'asse di inserzione nel caso di pilastri divergenti

Questo concetto vale tanto che gli assi dei denti convergano, o che divergano. (fig.2)

Proviamo adesso ad inclinare l'uovo in maniera diversa.....otterremo un tracciato completamente diverso.

Lo stesso concetto si verifica sui denti se li sottoponiamo alla stessa esperienza: ne consegue il variare dell'equatore (linea guida) è in rapporto diretto con il variare dell'asse di inserzione. (fig.4)

Tenendo conto di questo concetto cercheremo di stabilire le zone di sottosquadro più adatte a ricevere i nostri sistemi ritentivi.

Quando invece, (ed è la maggior parte dei casi) ci troviamo a progettare un dispositivo che contempli la presenza di tre o più denti, occorre trovare una media tra le varie bisettrici ottenute; in questo caso si può parlare di un tragitto di inserzione semi-obbligato, che sarà tuttavia efficiente per l'inserimento del nostro dispositivo.

Una volta stabilito il tragitto di inserzione andremo alla ricerca delle zone sulle quale far agire la ritenzione dei ganci.

Per fare ciò considereremo la linea di guida sui denti destinati all'ancoraggio della protesi.

Fig. 4 - In seguito all'inclinazione data all'uovo, la linea del maggiore contorno cambia e le zone di rientro e di maggior sporgenza non sono più le stesse

Per rendersi conto di come può variare l'andamento della linea guida di un dente prendiamo in considerazione il classico esempio di un uovo:

immaginiamo di fissare l'uovo su il piano di un parallelometro, con il suo asse maggiore orientato verticalmente, ed esponiamolo ai raggi dei una lampada anch'essa posta verticalmente al disopra dell'uovo stesso............,vedremo che i raggi cascando paralleli,toccheranno tangenzialmente una zona circonferenziale dell'uovo, così da determinare una zona del guscio perfettamente in ombra.

Se uniamo tutti i punti in cui i raggi toccano l'uovo, si otterrebbe una linea che rappresenta (in queste condizioni) il diametro massimo che divide l'oggetto in due parti: la prima in alto, illuminata, la seconda al disotto in ombra tutta in sottosquadro.(fig.3)

Lo strumento che andremo ad usare è il misuratore di sottosquadro per mezzo del quale è possibile una valutazione orizzontale adeguata ad il tipo di gancio da usare.

I misuratori di sottosquadro sono costituiti da un'asticciola (gambo da inserirsi nel mandrino dell'asta del parallelometro) che determina, con una specie di testina, la sporgenza dal gambo: il valore riportato dal misuratore indica il valore di sottosquadro. (fig.5)

Fig. 3 - La linea del maggior contorno separa l'uovo in due zone: superiore detta Spoglio ed inferiore detta di Rientro
Fig. 5 - La testa del misuratore indica il punto di sottosquadro voluto, mentre l'asta tocca la linea di analisi.
I MOVIMENTI DELLE SELLE

Le forze che entrano in gioco durante la masticazione agiscono secondo tre dimensioni: verticale,orizzontale o trasversale e Sagittale.

Grazie alla loro struttura le arcate dentarie naturali riescono a sopportare il carico masticatorio che viene originato da suddette forze anche quando è ridotta la loro integrità numerica.

In questo capitolo verrà considerato soltanto il caso di sella libera distale.

Movimento trasversale

Il movimento trasversale avviene sul piano orizzontale anche se non è mai un movimento trasversale puro perché effettua movimenti complessi di circonduzione masticatoria.

L'azione provocata dalle forze trasversali sulla sella si riflette sul dente pilastro facendolo ruotare sul suo asse maggiore. L'effetto di torsione sarà più accentuato se la ritenzione sarà di tipo rigido. Per limitare le conseguenze di tale forza è consigliabile costruire una sella ampia in grado di distribuire il carico masticatorio su una superficie della mucosa più estesa oppure prolungando l'ancoraggio su uno o più denti contigui.Una ulteriore alternativa può essere un ancoraggio di tipo ammortizzato.

Movimento verticale

Il movimento verticale si verifica secondo una direzione parallela all'asse maggiore dei denti.

Cioè perpendicolarmente al piano occlusale.

Quando la pressione verticale agisce in modo uniforme su tutta la sella tenderà a fare affossare la protesi comprimendo la mucosa per tutta la sua lunghezza. Facendo questo, il carico masticatorio si distribuirà prevalentemente sui denti pilastro.

Nel caso di una sella ad estremità libera distale ancorata solo mesialmente sul dente naturale, il gancio diventerà il fulcro del sistema:la sella si affosserà in modo maggiore (e più dannoso per le mucose)tanto maggiore sarà il braccio di leva rappresentato dalla sella stessa.

Nel caso di ritenzione con ganci rigidi avremo anche il trascinamento, dovuto al ribaltamento della protesi, dei denti pilastro.

Movimento sagittale

Il movimento sagittale si verifica su un'asse immaginario che decorre in senso mesio-distale, grosso modo lungo l'asse antero-posteriore della sella.

E' anche chiamato"rovesciamento trasversale".

La forza masticatoria sollecita la sella facendola oscillare in senso vestibolare o linguale a secondo della cuspide del dente artificiale su cui viene esercitata tale pressione.

LA SUDDIVISIONE DELLA PROTESI SCHELETRICA

La protesi scheletrica può essere divisa in: protesi intercalate, protesi a sella libera e protesi combinata.

Se la protesi viene inserita in una serie interrotta di denti, parliamo di protesi intercalata. Queste sono sempre limitate da un dente naturale su entrambi i lati di ogni sella protesica, questo anche se la breccia è tra i pilastri anteriori.(fig.6)

Fig. 6

Se la protesi sostituisce una serie di denti ridotta da uno o da entrambi i lati, si parla di protesi a sella libera.Questo vale anche nel caso in cui si debbano sostituire contemporaneamente denti singoli negli anteriori.(fig.7-8)

Fig. 7 e 8

Se la serie di denti in una mascella è sia interrotta che accorciata si può parlare di protesi combinata.(fig.9)

Se si ha a disposizione solo una ridottissima parte di denti naturali, l'attribuzione a uno di questi tre gruppi non è più così netta.

Fig.9
Parte seconda